lunedì 3 agosto 2015

Dio non s'incazza



    Era stata una giornata difficile. Non tremenda, ma noiosa, stitica, inferiore alle aspettative. Che non dovrebbero esserci ma ci sono e fanno male quando non si realizzano. Niente di grave, però, che di giornate così ne avevo avute tante altre e di ben peggiori anche, solo che, dopo il weekend in cui avevo lavorato come al solito dall’alba al tramonto senza soluzione di continuità, ero scarico, nervoso, prossimo allo sclero.
    Lo sapevo bene io per primo.
Temevo che, una volta arrivato a casa, avrei potuto prendermela con qualcuno che aveva la sola colpa di essermi vicino nel momento sbagliato (ebbene sì, anche questo a volte faccio, anche se so benissimo che non dovrei). E a casa c’era mia moglie che aveva avuto una giornata ben peggiore della mia e non l’avrebbe per niente meritato. Così mi sono fatto un bel discorso tra me e me. Mi sono detto: calmati, in fin dei conti non è successo niente di così grave, incazzarsi non serve a niente e prendersela con chi non se lo merita ancora meno. E mi sembrava di avercela fatta.
    Poi ho chiuso il negozio lasciando all’interno le chiavi del motorino. E anche qui mi son detto: calma, può succedere, è già successo altre volte (un po’ troppe in verità) e succederà ancora. Ho quindi riaperto la serranda, disinserito l’antifurto, preso le chiavi, rimesso l’antifurto e richiuso la serranda. Senza sclerare.
    Poi sono entrato in banca. Anzi, nell’anticamera della banca, dove c’è il bancomat in cui inserisco i soldi e gli assegni dell’incasso. Era in funzione, cosa non scontata, e funzionava anche l’inserimento dei contanti, altra cosa non scontata. Sono quindi riuscito fare il mio deposito senza eccessivi intoppi.
    Ma poi mi è saltato in mente di chiedere anche la lista movimenti, in modo da verificare un po’ gli stessi e, soprattutto, il mio saldo. E qui, alla seconda volta che mi appariva la maledetta pubblicità del maledetto telepass gratuito per sei maledetti mesi in offerta speciale per i maledettissimi clienti della banca stessa, pubblicità che rimane a rompere i coglioni per trenta secondi buoni anche quando fa un caldo pazzesco, mi sono scappati i cavalli.
    Ho tirato un porcoddio di una tal forza che se non è scattato l’allarme della banca è stato solo perché, probabilmente, per qualche motivo, non era inserito. Una cosa assurda. Un urlo esagerato da far male alle tonsille. Una cosa che, se è vero che la bestemmia è reato, sarebbe stato da galera sicura. Una cosa che, se mi avessero sentito i clienti che avevo servito fino a pochi instanti prima con la maggior gentilezza possibile (e che alcuni dicono non esser poi granché ma sono solo malelingue) non avrebbero probabilmente più rimesso piede nel mio negozio. Una cosa fuori da ogni logica. Sproporzionata al momento e all’accaduto.
   Ma ci voleva. Perdio se ci voleva! Mi sono sentito immediatamente meglio. Il furore si è tramutato in grinta, l’impazienza in determinazione. Ero di nuovo io. Ancora incazzato ma non più furibondo. Ancora cattivo, del resto il sangue non è acqua e il carattere nemmeno, ma più gestibile, controllabile, organizzabile. Non ho nemmeno picchiato mia moglie, una volta rientrato, e nemmeno mio figlio, anche perché le prenderei.

   E allora, gente, la mia conclusione è questa: bestemmiate quando ce n’è bisogno. Bestemmiate pure senza ritegno. Magari se non c’è nessuno nei dintorni, meglio, ma, alla più brutta, piuttosto di scoppiare, anche se c’è qualcun altro va bene lo stesso. Non è vero che non serve. Serve eccome! Serve a buttar fuori il veleno che, se vi rimane dentro, fa male a voi e vi fa diventare più cattivi. Paradossalmente una bestemmia ben detta, cioè non sprecata o tirata a vanvera o per abitudine, vi salva la vita e magari vi evita pure l’inferno, se fate tanto da esser credenti.
    Perché, infatti, non dovrebbe andare in paradiso una persona di buon cuore che tira qualche porco di tanto in tanto, quand’è esasperata o quando la situazione lo richiede? Quando, come si dice, te le strappano dalle budella? Secondo me l’inferno è pieno zeppo di gente che non bestemmia ma, magari anche per questo, è più piena di rabbia, di odio, di livore e di rancore. E quindi si comporta peggio.
    E poi cos’è questa storia del non nominare il nome di dio invano? E invano cosa vuol dire? Invano è quanto di più soggettivo ci possa essere. Ciò che è invano per me magari non lo è per te o per gli altri o gli altri ancora. E viceversa. Tra l’altro non nominare il nome di dio invano, se è vero che i comandamenti li ha scritti dio stesso, è un segno di permalosità e insofferenza. Cosa che non gli farebbe molto onore.
    No, io non credo in dio, ma mi piace pensare che, se un dio ci fosse, non gli starebbe sui coglioni chi lo bestemmia, ma chi fa del male. A se stesso o agli altri. Consapevolmente o meno. Cosa volete che gl’importi se qualcuno lo nomina impropriamente o lo insulta addirittura quand’è alterato? Entrambe le cose, in fondo, sono un segno d’amore o comunque almeno di riconoscimento. Sempre meglio dell’indifferenza assoluta che gli riservano molti cosiddetti credenti.
    Se poi invece ho ragione io e non c’è, beh, allora, perché mai si dovrebbe incazzare?