Duemila
sedici, cinquantanove
quasi,
e un’infinità di guerre perse
dopo
improbabili e assurde prove
tutte
impossibili, tutte diverse.
Duro
trovare il senso che muove
questa
mia sorte, durissimo il forse
che
mi condanna a sfide sempre nuove
ben
superiori alle mie scarse forze.
Pur
questa è la vita, la mia almeno,
dove
val poco l’ingegno e il talento
e
il solo modo adatto a sfangarla
è
non recedere mai, star sereno,
frenando
l’impeto e andando a rilento.
Poi,
se non c’è un’occasione, crearla.